Mentre milioni di italiani stringono i denti per arrivare a fine mese, c’è chi – ex deputati della Repubblica – vuole rimettere le mani sul malloppo dei vitalizi, con tanto di rimborsi retroattivi da capogiro. Potrebbero tornare i ricchi vitalizi alla Casta. Sì, perché alla Camera è in corso un procedimento che rischia di trasformarsi in una maxi-retata di privilegi, in piena restaurazione dello status quo pre-2018.

Il Collegio d’appello di Montecitorio, composto da cinque parlamentari in carica, deciderà a breve sull’esito dei ricorsi presentati da una schiera di ex onorevoli che rivendicano il diritto a riottenere ciò che il governo Conte I, su spinta del Movimento 5 Stelle, aveva tagliato: i vitalizi. A presiedere l’organismo c’è Ylenia Lucaselli (FdI), il cui voto vale doppio in caso di parità. Gli altri membri sono Vittoria Baldino (M5S), Ingrid Bisa (Lega), Marco Lacarra (PD) e Pietro Pittalis (FI).

Giuseppe Conte ha lanciato l’allarme in un post durissimo su Facebook: “Vogliono rimettere le mani sul malloppo, come già successo al Senato. Il M5S si opporrà con le unghie e con i denti a questo scempio”.

Le indiscrezioni fanno tremare i contribuenti: Forza Italia sarebbe orientata a votare per il ripristino dei vitalizi, mentre su Lega e PD pesa un silenzio che sa di tatticismo. Il rischio? Un esborso potenziale superiore ai quattro miliardi di euro, tra ripristino e rimborsi degli arretrati. Quattro miliardi che, a conti fatti, pagheremo tutti noi.

E mentre i palazzi della politica giocano con le cifre, la realtà fuori è un’altra: italiani che rinunciano alle cure per colpa delle liste d’attesa, pensionati minimi con aumenti da 1,80 euro, famiglie che sopravvivono grazie alla Caritas. E i parlamentari pensano ai vitalizi.

Un’offesa. Un insulto. La dimostrazione plastica che la Casta, sotto sotto, non muore mai. Cambiano le facce, ma l’odore dei privilegi resta lo stesso. E in questa Italia dove si tagliano i diritti ma si restaurano i benefici, il divario tra popolo e politica non è mai stato così ampio.

La decisione è imminente. E sarà una cartina tornasole: chi sta davvero con i cittadini e chi difende la propria poltrona.

Di Giuseppe Cianci

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