C’è chi continua a recitare il mantra dell’immigrazione come “risorsa indispensabile”. E c’è chi – finalmente – ha il coraggio di alzare la voce e dire che è una truffa culturale, una costruzione ideologica imposta da decenni di propaganda progressista. Tra questi, il Generale Roberto Vannacci, oggi eurodeputato e vicepresidente della Lega, che nel corso di un’intervista al podcast di Andrea Pradella ha detto chiaramente ciò che in molti pensano ma pochi osano dichiarare: “Ci hanno truffato”.
Parole nette, che trovano piena condivisione non solo tra tanti cittadini esasperati, ma anche tra chi – come me – porta sulle spalle un passato militare e conosce bene il valore di identità, disciplina e sicurezza. L’immigrazione di massa che l’Italia ha subito negli ultimi vent’anni non ha arricchito il Paese, non ha risolto alcun problema demografico o previdenziale. Ha invece generato tensioni sociali, degrado urbano e un’enorme spesa pubblica, alimentata spesso da ipocrisie politiche e da un sistema di accoglienza divenuto, in molti casi, un vero business.
Il Generale Vannacci ha toccato un nervo scoperto: non è vero che gli immigrati ci salveranno, che pagheranno le nostre pensioni o che siano automaticamente una risorsa per l’economia. Questa narrazione è servita a legittimare politiche fallimentari, a zittire ogni voce critica con l’etichetta infamante del razzismo e a far passare per “odio” ciò che in realtà è semplice constatazione.
Invece di valorizzare il lavoro italiano, la formazione, la natalità, la famiglia, ci hanno detto che dovevamo “importare forza lavoro” – anche se spesso non qualificata, non integrata, non disposta a rispettare i nostri valori. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: periferie trasformate in ghetti, tensioni culturali, scontri quotidiani per risorse sempre più scarse. E chi lo dice viene censurato o perseguito.
Ecco perché parole come quelle del Generale Vannacci sono importanti. Perché ridanno voce a un’Italia che non si riconosce più in questo modello multiculturale fallito. Un’Italia che chiede ordine, identità, sicurezza. E che non vuole più pagare il prezzo di una retorica che ha fatto del buonismo un’arma di distruzione sociale.
Chi governa ha il dovere di dire la verità. E la verità è che gli italiani sono stanchi di farsi prendere in giro, di essere accusati se difendono i propri confini e la propria cultura. Non si tratta di odiare nessuno, ma di rifiutare l’ennesimo inganno: quello secondo cui l’Italia debba annullarsi per “accogliere”.
No. L’Italia deve riconoscersi, proteggersi, rinascere. E questo può accadere solo se si ha il coraggio – come Vannacci – di chiamare le cose con il loro nome.

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