Mentre l’Europa si riempie la bocca di transizione ecologica, il conto – come sempre – rischia di finirlo per pagare chi ha meno margini: famiglie, lavoratori, piccoli imprenditori. L’ultima trovata? Una nuova patrimoniale climatica, che potrebbe presto concretizzarsi sotto forma di una revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia. Tradotto: nuove tasse, nuovi rincari, nuovo peso sulle tasche di cittadini e imprese.

Il progetto è contenuto nel programma della presidenza di turno dell’Unione Europea, affidata alla Danimarca dal 1° luglio fino alla fine dell’anno. Nelle linee programmatiche si legge l’intenzione di “portare avanti, e possibilmente concludere, i negoziati sulla revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia”. L’obiettivo dichiarato? Rendere la tassazione coerente con le politiche ambientali e incentivare le fonti rinnovabili. Ma il rischio, altissimo, è che si trasformi in un ulteriore salasso per chi già non riesce a far quadrare i conti.

Già il piano europeo presentato mercoledì prevede una riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990. Un traguardo ambizioso, certo, ma a che prezzo? Se il metodo per raggiungerlo sarà colpire ulteriormente carburanti, gas e consumi energetici, le conseguenze sociali saranno devastanti.

L’Italia pagherà più di tutti

A soffrire più degli altri, come sempre, sarà l’Italia, dove milioni di cittadini sono già schiacciati da un’inflazione persistente, da stipendi stagnanti, da bollette sempre più pesanti. Mentre a Bruxelles si discute di nuove tasse “verdi”, qui si combatte ogni mese per arrivare alla fine. E ora, una tassa sul consumo energetico – che colpisce indirettamente ogni prodotto e servizio – rischia di essere l’ennesima mazzata.

Non solo: la revisione della tassazione energetica potrebbe colpire anche le imprese, in particolare le piccole e medie attività già messe a dura prova da costi di produzione in salita. Come faranno a reggere l’ennesimo rincaro indiretto, camuffato da strumento ambientale?

Green sì, ma non sulle spalle dei soliti

La transizione ecologica è necessaria, nessuno lo mette in dubbio. Ma non può essere realizzata scaricando tutto sulle spalle dei lavoratori, dei pensionati, dei piccoli commercianti. Serve un piano equo, che coinvolga davvero chi inquina di più, senza trasformare l’ambiente in un pretesto per una nuova ondata di tassazione regressiva.

E soprattutto, serve più trasparenza. Non si può continuare a decidere a Bruxelles misure così impattanti senza un vero confronto democratico, senza considerare i costi sociali, senza ascoltare chi quei costi li vivrà sulla pelle.

Se questa “tassa verde” sarà approvata, sarà a tutti gli effetti una patrimoniale climatica, mascherata da buone intenzioni. Un altro colpo al potere d’acquisto degli europei. Un altro passo verso un’Europa che, invece di unire, divide. E che sembra dimenticare sempre di più chi già fatica a restare in piedi.

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Di Giuseppe Cianci

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