Siamo seri: una casa con 1500 euro al mese non la compri, la puoi solo sognare. Non ti compri neanche l’illusione di poterla comprare. Ti compri, forse, un affitto in una periferia stanca, un pacco di pasta da discount, un pieno alla macchina se tiri giù la testa e non guardi il prezzo al litro. E quando hai pagato le bollette, ringrazi se ti resta qualcosa per farti una pizza una volta al mese. Forse. Ma una casa?
Una casa, oggi, è un sogno per ricchi o per chi c’è nato dentro.
Il resto di noi? Noi s’arrabatta. Noi facciamo i conti con stipendi da fame e mutui che le banche ti ridono in faccia solo a pensarli. Ci chiedono garanzie, contratti a tempo indeterminato, anticipo del 20%, un fegato da ipotecare e magari anche il tuo primogenito in pegno.
Intanto gli annunci immobiliari ti sventolano in faccia monolocali di 30 mq a 150.000 euro. “Ottimo investimento”, dicono. Per chi, esattamente? Per gli speculatori che comprano per affittare a prezzi da strozzinaggio? Per le agenzie che prendono il 3% su ogni sogno che infrangono?
Il problema è che nessuno ci viene a dire la verità: 1500 euro al mese non sono abbastanza.
Non per mettere su famiglia, non per comprarti una casa, non per vivere con un briciolo di dignità. Eppure te li sbandierano ancora come “stipendio medio”. Medio di cosa? Di quale film distopico?
La narrazione è tossica: “Se ti impegni ce la fai”. Davvero? A fare cosa? A non impazzire mentre scegli tra pagare il gas o rinnovare l’abbonamento al trasporto pubblico? A “investire su te stesso” quando i corsi costano e il tempo non te lo paga nessuno?
La verità è che viviamo in un Paese che ha smesso di investire sui giovani.
Un Paese dove il diritto alla casa è diventato un premio per pochi, e la maggioranza viene lasciata a marcire tra precarietà, affitti insostenibili e mutui impossibili. Dove la politica fa finta di niente e chi denuncia è “invidioso”, “negativo” o “poco resiliente”.
Ma la resilienza ha un limite. E si chiama conto in banca.
Quindi no, con 1500 euro al mese non ti compri una casa. Ti compri la frustrazione quotidiana di sapere che non sei tu a sbagliare: è il sistema a essere truccato.
E non basta più accettarlo in silenzio.