E ora di cosa si ciberanno gli sciacalli?

Mentre le piazze “pacifiste” di sinistra continuano a riempirsi di bandiere, slogan e accuse contro Israele e l’Occidente, un fatto semplice ma clamoroso sta prendendo forma: la pace è davvero vicina. Israele, parte dell’Autorità Palestinese e persino una frangia di Hamas avrebbero accettato una mediazione concreta, reale, tangibile.
E a guidare questo processo — non con cortei o hashtag, ma con diplomazia e coraggio — è stato Donald Trump.

Un risultato che, se fosse stato ottenuto da un leader progressista, oggi verrebbe celebrato come “storico”, come “un nuovo capitolo per il Medio Oriente”. Ma poiché a firmarlo è un uomo odiato da certa sinistra, allora il silenzio cala improvvisamente. Nessun applauso, nessun entusiasmo, nessuna bandiera arcobaleno.

Perché?
Perché la pace vera toglie il palco.
Quando cessano le bombe, cessano anche le passerelle televisive, i comizi mascherati da sit-in, le lacrime di circostanza e i proclami “umanitari” utili solo a scaldare le piazze.

La verità è che una sinistra senza guerra non sa più cosa dire. Gaza, per loro, è stata un pretesto comodo: una bandiera da agitare per apparire “buoni”, per alimentare un clima di tensione e per spaccare ancora di più un Paese che ha già i suoi problemi.
Ma quando la pace si costruisce davvero, la retorica crolla.
Non resta che il vuoto. E quel vuoto mette a nudo la realtà: non cercavano la pace, cercavano la scena.

Trump — quello che molti definivano “rozzo”, “impulsivo”, “incapace di diplomazia” — ha dimostrato che la vera politica estera non si fa con le parole, ma con i fatti.
E mentre lui costruisce ponti, la sinistra italiana continua a costruire divisioni.

Oggi, chi ama davvero la pace dovrebbe riconoscere il merito, senza pregiudizi ideologici. Ma la sinistra non può: perché dove non c’è più conflitto… non c’è più scena.

⚡️ La pace vera smaschera gli sciacalli.
Trump immenso.
La sinistra? Sciacalli in cerca di telecamere.

Di Giuseppe Cianci

E' necessario difendere la libertà di pensiero e di espressione oggi più che mai minacciata dal pensiero unico imposto da un sistema mediatico prevalente