Quest’anno i nostri lidi raccontano una verità che nessuno al potere sembra voler ascoltare: meno italiani, più stranieri. Lo conferma Assobalneari, che registra un calo «sia in termini di presenze che di consumi», legato al crollo del potere d’acquisto delle famiglie e a un turismo europeo frenato da incertezze e crisi internazionali.
Gli italiani stringono la cinghia: preferiscono spiagge libere, giornate mordi e fuggi o mete più economiche. Non perché abbiano perso il gusto per il mare, ma perché arrivare a fine mese è diventata una traversata in acque agitate.
Il presidente Fabrizio Licordari ricorda di aver chiesto ai balneari di non aumentare le tariffe, ma il problema è a monte: se le tasche sono vuote, anche il prezzo “congelato” è un lusso. E mentre l’opposizione spreca fiato per attaccare il Governo su questioni di contorno, il Governo guarda altrove, preoccupato di tappare le falle delle imprese colpite dai dazi e presto di quelle balneari, quando a settembre tireranno le somme.
La verità è che l’economia non cresce aiutando pochi a sopravvivere, ma permettendo a molti di vivere meglio. E finché milioni di famiglie resteranno schiacciate da un’IRPEF pesante sui redditi medio-bassi e da bollette e tasse locali sempre più care, le spiagge italiane continueranno ad avere più ombrelloni vuoti per gli italiani… e più pieni per gli stranieri. Ma questo, a quanto pare, non fa notizia nei palazzi del potere.