Dopo la giornata intensa a Segovia, sono andato a dormire presto. Il corpo reclamava riposo, e la mente era già proiettata alla meta successiva: Santiago de Compostela.
Una città che, per molti, non è solo un luogo da visitare, ma un traguardo, una chiamata interiore.
All’alba ero già in viaggio.
La strada scorreva veloce sotto le ruote della mia compagna di avventura, mentre dentro di me cresceva un’emozione particolare: stavo finalmente per raggiungere una città che avevo sognato da anni.

Il fascino del Camino, anche senza farlo
Non ho fatto il Camino, è vero.
Non ho attraversato montagne, mesetas e campagne con lo zaino sulle spalle come i pellegrini che arrivano stanchi e felici alla loro meta.
Eppure, quando sei diretto a Santiago, il Camino lo senti lo stesso. Ti arriva addosso come un’energia collettiva, come il vento che trasporta le loro storie.
Pensavo ai chilometri che avevo percorso fino a quel momento: non erano quelli del pellegrinaggio, certo, ma erano comunque frutto di una ricerca, di un movimento continuo, di un viaggio vissuto intensamente.
E in un certo modo, anche quello è un camino.

L’arrivo – La Cattedrale che ti toglie il fiato
Entrare a Santiago significa entrare in un’atmosfera diversa: più silenziosa, più lenta, più carica di significato.
Quando la Cattedrale di Santiago de Compostela è apparsa tra i palazzi del centro storico, ho rallentato il passo.
La sua facciata, maestosa e ricca di dettagli, sembra un sipario che si apre sulla storia e sulla spiritualità di milioni di persone.

Mi sono fermato davanti a lei per un po’, in silenzio.
È uno di quei luoghi in cui senti che non devi per forza parlare, dove perfino le emozioni sembrano aver bisogno di camminare piano.
La visita all’interno è stata ancora più intensa: luci soffuse, colonne che sembrano non finire mai, il profumo della pietra antica, il mormorio dei pellegrini che arrivano commossi.
È un luogo in cui tutto pesa e tutto vola allo stesso tempo.

Perdersi tra i vicoli – Santiago intima e vera
Dopo la visita alla Cattedrale, mi sono lasciato trasportare dai vicoli della città.
Santiago è piccola, raccolta, elegante, con edifici in pietra che sembrano impregnati di secoli e storie. Le vie sono piene di movimento, ma non di caos: sono vive, vibranti, ma mai frenetiche.
Ho camminato senza meta, lasciando che fosse la città a decidere la direzione.
Piccole piazze, chiese nascoste, botteghe tradizionali, pellegrini che sorridevano anche nella stanchezza.
E ogni tanto, uno sguardo verso la Cattedrale che spunta tra i tetti, come per ricordare il motivo per cui si è lì.

Ripartenza verso sud – Il viaggio continua
Santiago mi aveva dato quello che speravo: emozione, silenzio, bellezza, riflessione.
Era una tappa che avevo sempre desiderato, e viverla finalmente ha avuto il sapore di qualcosa di compiuto.

Ma il mio viaggio non si fermava lì.
Dopo aver camminato ancora un po’, respirato l’aria fresca, assaggiato qualche dolce tipico e osservato quella città così particolare, ho rimesso lo zaino sulla spalla, sono tornato all’auto e ho cominciato a scendere verso sud.
Direzione: Portogallo.
Un altro pezzo di strada, un altro sogno da inseguire.
