Negli ultimi tre anni la guerra in Ucraina ha spinto l’Europa in una condizione di conflitto prolungato ma controllato: combattimenti ad alta intensità sul suolo ucraino, insieme a vaste attività di guerra ibrida (cyber, disinformazione, sabotaggi) e a incursioni e incidenti transfrontalieri occasionali. Tuttavia, il passaggio da un conflitto localizzato a una guerra aperta che coinvolga direttamente più Stati europei o l’Alleanza (NATO) rimane possibile — non inevitabile — e dipende da una combinazione di intenzioni politiche, calcoli militari, errori tattici e dinamiche interne agli attori chiave.
Tre scenari possibili e le loro probabilità (valutazione qualitativa)
Nota: le percentuali qui indicate non sono “misure matematiche” ma stime di rischio informate dalle analisi pubbliche di servizi, think-tank e centri di ricerca.
- Escalation accidentale o incidente transfrontaliero che coinvolge uno Stato NATO (bassa-media, ~5–20%)
Un drone o un missile che attraversa per errore lo spazio aereo di uno Stato membro e provoca vittime può innescare una risposta militare locale e una crisi diplomatica. Negli ultimi mesi si sono verificati raid e sorvoli non autorizzati in Polonia, nei Paesi baltici e nel Nord Europa che hanno già costretto intercettamenti e chiusure temporanee di spazi aerei. Le analisi dei servizi indicano che Mosca valuta l’escalation diretta contro la NATO come generalmente controproducente, ma non esclude azioni rischiose attraverso proxy o operazioni grigie. - Escalation deliberata di bassa intensità (media, ~20–40%)
Qui rientrano attacchi mirati a infrastrutture critiche (energia, porti, reti) con lo scopo di punire, intimidire o spingere i paesi europei a riconsiderare il loro sostegno a Kiev. Questo tipo di escalation — principalmente ibrida e sotto la soglia di guerra convenzionale totale — è già in atto (cyberattacchi, sabotaggi come quello al Nord Stream, campagne di disinformazione). Rimane la forma di pressione più probabile perché permette di causare danni politici ed economici senza provocare una risposta militare collettiva automatica. - Escalation diretta e generalizzata (bassa, <5–10%)
Uno scontro aperto tra forze russe e truppe NATO su larga scala — cioè un conflitto convenzionale che travalichi l’Ucraina e coinvolga ufficialmente più Stati europei — è considerato uno scenario a bassa probabilità dagli analisti pubblici. Le ragioni: costi strategici enormi per Mosca, rischio di coesione straniera contro la Russia, e la preferenza russa per strumenti che massimizzano gli obiettivi politici a fronte di costi minori. Tuttavia, la probabilità non è zero: errori di calcolo, escalation nucleare accidentale o decisioni politiche estreme potrebbero mutare rapidamente il quadro.
Chi spinge (o favorisce) l’escalation?
La dinamica non è semplice “colpa di uno solo”: ci sono attori e meccanismi che spingono verso l’escalation e altri che la contengono.
- Attori che aumentano il rischio
- Russia: mantiene strumenti e doctrine che includono minacce nucleari e operazioni ibride per imporre costi politici al sostegno occidentale a Kiev; usa operazioni sotto soglia e pressione su frontiere e canali energetici. Molti report indicano che la strategia russa cerca di manipolare il rischio per ottenere concessioni senza aprire un conflitto diretto con la NATO.
- Attori non statali e proxy: gruppi informali o azioni false-flag (sabotaggi, insider operations) possono provocare incidenti difficilmente attribuibili e quindi aumentare la probabilità di escalation per errore.
- Attori che possono mitigare o ritardare l’escalation
- NATO e Stati europei: desiderano evitare uno scontro diretto. La strategia è combinare deterrenza (forze, pattugliamenti, aiuti militari a Kiev) con linee rosse chiare e canali diplomatici per la de-escalation. Investimenti nella difesa collettiva e capacità anti-drone mirano proprio a ridurre il rischio di incidenti che travalichino i confini.
- Servizi d’intelligence e diplomazia: la condivisione di intelligence e la diplomazia di crinale aiutano a prevenire escalation per errore o per malinterpretazioni.
Perché si è arrivati a questo punto (cause strutturali)
- Rivalità geopolitica e ambizioni russe: la guerra non è solo territoriale ma strategica — controllo di influenza, prevenzione dell’espansione occidentale e reazione alle sanzioni e all’isolamento.
- Supporto occidentale a Kiev: gli aiuti militari e diplomatici rafforzano la resilienza ucraina ma spingono la Russia a rispondere con strumenti asimmetrici. Questo crea un circuito di azione-reazione.
- Tecnologia e accessibilità di strumenti ibridi: droni, cyber e sabotaggi permettono di colpire senza dichiarare guerra, rendendo più probabile una “escalation sotto soglia”.
Conclusione: cosa aspettarsi e cosa monitorare
- Rischio attuale: la probabilità di un’escalation totale resta bassa, ma il rischio di escalation localizzata o ibrida (incidenti transfrontalieri, sabotaggi, attacchi a infrastrutture) è significativamente più alto e in aumento se le condizioni sul campo non cambiano.
- Indicatori da monitorare: aumento dei lanci di missili/drone oltreconfine, arresti o rivelazioni su operazioni di sabotaggio transnazionali (es. Nord Stream), cambi nelle dottrine dichiarate (uso di armi più distruttive), decisioni politiche che normalizzino l’intervento diretto in teatri esterni all’Ucraina.