Negli ultimi anni, il numero di persone che dichiara di provare ansia o timore nel salire su un aereo è aumentato in modo significativo. Una paura che, in alcuni casi, si trasforma in vera e propria aerofobia, un disturbo che può limitare la libertà personale, influenzare la vita professionale e ridurre le possibilità di viaggiare e scoprire il mondo.
Secondo il Dottor Davide Carlotta, psicoterapeuta dell’Ospedale San Raffaele, l’aerofobia “è una problematica molto comune e fortunatamente arriva a essere invalidante solo in pochi casi”. Tuttavia, anche se non sempre impedisce di volare del tutto, questa paura può manifestarsi con sintomi molto intensi: sudorazione, tachicardia, senso di oppressione al petto, pensieri catastrofici e la costante necessità di avere “tutto sotto controllo” — cosa impossibile quando si è a 10.000 metri di altezza.
Uno dei fattori principali che alimentano la paura di volare è la percezione del rischio, spesso amplificata dai media. Ogni volta che si verifica un incidente aereo, anche se rarissimo, la notizia rimbalza per giorni su televisioni, giornali e social network, rafforzando nell’immaginario collettivo l’idea che “l’aereo non sia sicuro”. In realtà, le statistiche dicono esattamente il contrario: il trasporto aereo resta il mezzo più sicuro al mondo, con una probabilità di incidente infinitamente più bassa rispetto a quella legata a spostamenti in auto o in moto.
Ma la paura non è solo una questione razionale. Molti psicologi sottolineano che il timore di volare spesso nasconde altre ansie più profonde: la paura di perdere il controllo, quella degli spazi chiusi, dell’altezza, o più in generale la paura della morte. L’aereo diventa così il simbolo di una condizione in cui non si può “fuggire” o intervenire, ed è proprio questa impotenza che genera angoscia.
Negli ultimi anni, anche la crescente esposizione alle notizie drammatiche e la condivisione virale di video di turbolenze o di emergenze in volo hanno contribuito ad alimentare un clima di diffidenza. L’immagine del volo come esperienza piacevole e liberatoria, che un tempo dominava l’immaginario collettivo, è stata sostituita — almeno in parte — da quella del rischio e dell’imprevisto.
La buona notizia è che si può guarire. L’aerofobia può essere affrontata con percorsi terapeutici specifici, come la terapia cognitivo-comportamentale, tecniche di rilassamento o programmi di “flight therapy” proposti da alcune compagnie aeree. In molti casi, comprendere il funzionamento dell’aereo e familiarizzare con le fasi del volo aiuta a ridurre la sensazione di minaccia e a restituire fiducia nella tecnologia e nei piloti.
Volare resta una delle esperienze più affascinanti e simboliche dell’uomo moderno: un atto di fiducia, ma anche un modo per superare i propri limiti. E imparare a farlo senza paura significa, in fondo, imparare a lasciarsi andare — non solo al cielo, ma anche alla vita.
