Negli ultimi giorni si è acceso un certo clamore attorno alle pensioni dei militari, in particolare dopo che si è appreso che il Generale Roberto Vannacci è andato in pensione prima dei 60 anni. Apriti cielo. La notizia ha sollevato polemiche e discussioni sul trattamento previdenziale delle Forze Armate, spesso visto — a torto — come un privilegio rispetto ai lavoratori civili. Ma la realtà è molto più complessa, e merita di essere compresa a fondo.

Nel 2012, la Riforma Fornero ha cambiato radicalmente le regole per l’accesso alla pensione, imponendo limiti di età e contributi sempre più stringenti. Tuttavia, tale riforma non si applica al comparto Difesa e Sicurezza. E non per favoritismi, ma per ragioni concrete e funzionali. Stiamo parlando di militari, Carabinieri, Polizia, Vigili del Fuoco: categorie per cui la parola “lavoro” assume connotati ben diversi rispetto a quelli ordinari.

Esiste un concetto che sintetizza questa differenza: “specificità militare”. Non è uno slogan, ma un principio riconosciuto normativamente che tiene conto di alcuni fattori essenziali: disponibilità h24, turni imprevedibili, rinuncia alla vita familiare, esposizione costante al rischio, impiego in scenari di emergenza e in situazioni estreme. È il prezzo invisibile che si paga per garantire la sicurezza collettiva.

Chi parla di vantaggi previdenziali dovrebbe chiedersi: sarei disposto a rinunciare a Natale in famiglia, a vacanze d’estate, a un orario stabile, a una vita privata libera da vincoli? Perché questa è la realtà quotidiana di un militare. Una realtà fatta di disciplina, rinunce e doveri prima dei diritti.

Da ex militare dell’Esercito, posso dirlo senza retorica: chi pensa che quella divisa sia un lasciapassare per pensioni d’oro, si sbaglia di grosso. La verità è che quando molti dormono, altri vegliano; quando il Paese si ferma per festeggiare, qualcuno marcia. E spesso, quel “qualcuno” è in uniforme, anche in mimetica e zaino sulle spalle sotto il sole cocente.

A chi parla di privilegi, quindi, rispondo con una provocazione sincera: arruolatevi anche voi. Provate la vita militare, provate a vivere mesi lontani da casa, in silenzio e senza lamentele. Provate a non poter dire “oggi non posso, ho un impegno familiare”. Poi ne riparliamo.

Di Giuseppe Cianci

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