All’alba del giorno dopo, lasciato a malincuore il tepore del letto d’hotel, mi sono rimesso in viaggio.
La meta era una di quelle che avevo sempre voluto vedere nella vita: Nazaré, la patria delle onde gigantesche, il luogo dove l’oceano mostra tutta la sua potenza.
Niente onde da record, ma un mare che parla lo stesso
Lo ammetto: speravo di vedere quei muri d’acqua impressionanti che si vedono nei video dei surfisti.
Ma il tempo, la stagione… non erano dalla mia parte.
E sai una cosa? Non me ne è importato.
Perché appena ho visto l’oceano, così diverso dal nostro Mediterraneo, così ampio, ruvido, infinito, mi si sono riempiti i polmoni come se respirassi per la prima volta dopo giorni.
Il mare è casa, ovunque vado.
E anche senza onde da record, quella distesa d’acqua mi ha fatto sentire vivo.

Barche di pescatori e fotografie senza tempo
Sulla spiaggia c’erano alcune barche dei pescatori, tirate a riva, colorate e un po’ consumate dal sale.
Una scenografia perfetta, semplice ma affascinante.
Le ho fotografate da ogni angolazione, cercando di catturare quell’atmosfera sospesa tra tradizione e mare aperto.
La spiaggia sembrava quasi un museo a cielo aperto della vita di un tempo, quando ogni famiglia era legata al ritmo del vento e delle onde.

Infine… un caffè “quasi italiano”
Dopo la passeggiata sulla sabbia, sono salito sul lungomare, ancora quieto a quell’ora del mattino.
E lì, finalmente, l’ho trovato: un caffè espresso quasi identico al nostro.
Una piccola gioia che nel mezzo di un viaggio lungo e intenso sembra quasi un dono.

Verso Lisbona, Sintra e Cabo da Roca
Dopo aver respirato l’oceano e riempito la memoria della fotocamera, mi sono rimesso in viaggio verso sud.
Il programma della giornata era ambizioso: Lisbona, la sua affascinante Sintra, e l’immancabile Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa continentale.
Una triade di luoghi che avevo sempre sognato di vedere, ognuno con un’anima diversa ma tutti carichi di storia, colori ed emozioni.
