Mentre l’informazione italiana si concentra su polemiche sterili, risse politiche e campagne di delegittimazione reciproca, nei palazzi del potere si decide – senza alcun clamore – l’ennesima beffa ai danni di chi fatica ogni giorno ad arrivare a fine mese. Il Governo sta lavorando a un nuovo taglio dell’IRPEF, ma non per tutti. Stavolta il beneficio andrà solo ai redditi tra i 28mila e i 60mila euro lordi l’anno. Nessuna attenzione, nessun sollievo, nessuna misura per i milioni di lavoratori e pensionati con redditi inferiori.

È una scelta grave e ingiusta. Quella fascia, pur non essendo composta da “ricchi”, è certamente al di sopra della soglia della reale difficoltà economica. È il ceto che oggi gode già di una certa stabilità e che tra l’altro aveva già beneficiato maggiormente del primo taglio dell’IRPEF, quello che avrebbe dovuto favorire i “redditi medio bassi”. In realtà, chi guadagna fino a 15mila euro l’anno non ha visto un solo euro in più in busta paga. Chi arriva a 28mila euro, al massimo, ha ricevuto 10 euro al mese: una presa in giro più che un sostegno.

La verità è che i grandi beneficiari sono sempre gli stessi: chi ha redditi superiori. Chi non è in difficoltà, ma riesce a orientare e influenzare politiche e priorità. È questa la classe che la politica ascolta, mentre dimentica gli “invisibili”, i precari, i pensionati al minimo, i lavoratori part-time, i giovani con contratti da fame.

E i media? In silenzio. Nessun titolo, nessuna indignazione, nessuna analisi. Perché la stampa, spesso schierata o distratta, è parte del problema: preferisce discutere dei guai giudiziari di un leader politico, o delle gaffe in conferenza stampa, piuttosto che portare alla luce un’ingiustizia fiscale che tocca milioni di italiani.

Il risultato? Una politica fiscale che va nella direzione opposta alla giustizia sociale. Che penalizza i più fragili e premia chi già ha di più. In un Paese dove il costo della vita cresce e il lavoro povero dilaga, è una scelta non solo sbagliata, ma profondamente immorale.

Di Giuseppe Cianci

E' necessario difendere la libertà di pensiero e di espressione oggi più che mai minacciata dal pensiero unico imposto da un sistema mediatico prevalente