Porto di Genova bloccato. Oggi i trasporti pubblici si fermano, il porto di Genova è paralizzato, pendolari, studenti e malati in attesa di visite mediche restano a piedi. Motivo? Maurizio Landini ha deciso che si sciopera “per Gaza”. Sì, avete letto bene: non per i salari, non per la sicurezza sul lavoro, non per le pensioni da fame, ma per la politica internazionale.

La domanda nasce spontanea: cosa c’entra la Palestina con i bus che non passano e i treni soppressi? E soprattutto: perché un sindacato che dovrebbe difendere i lavoratori italiani si trasforma in una succursale dei cortei di piazza con bandiere politiche e slogan geopolitici?

Landini, che non sa più come attaccare il Governo, si inventa uno sciopero “umanitario” – così lo chiamano – ma a pagare il prezzo sono sempre gli italiani comuni. E non dimentichiamolo: molti di quei lavoratori oggi costretti a subire disagi hanno contratti firmati proprio dalla sua CGIL, spesso con condizioni da fame.

E allora viene da chiedersi: perché non scendere in piazza per i pensionati poveri che non arrivano a fine mese? Per gli operai che ogni giorno rischiano la pelle in fabbrica? Per i disoccupati che vedono svanire qualsiasi prospettiva di futuro? Forse perché è più facile sventolare la bandiera della Palestina accanto a Schlein e Conte, tra un comizio sulla pace e l’estinzione del ramarro giallo, che rimboccarsi le maniche e affrontare i problemi concreti.

Landini ha persino urlato contro il decreto sicurezza, sostenendo che mettesse a rischio la libertà di sciopero. Bugia colossale: oggi lui sciopera senza problemi. La verità è che la libertà c’è, ma viene usata male. E mentre la CGIL blocca l’Italia, il Governo italiano è l’unico in Europa ad aver messo in piedi ponti aerei per curare centinaia di bambini palestinesi nei nostri ospedali. Dati concreti, non propaganda.

E poi, singolare coincidenza: i giornali “amici”, quelli della solita famiglia torinese – la stessa che ha mandato operai in cassa integrazione e che ha membri finiti ai servizi sociali – sostengono lo sciopero. Ma quando migliaia di lavoratori Fiat hanno perso il posto di lavoro, Landini dov’era? Non certo a bloccare i porti.

L’indecenza ha un limite: se Landini teneva davvero a Gaza, poteva organizzare una raccolta fondi o impegnarsi in prima persona. Invece no, ha scelto di trasformare la sofferenza di un popolo in un pretesto politico anti-governativo.

E allora la vera domanda la rivolgiamo non solo a Landini, ma a tutta la sinistra, al M5S e a quei movimenti che oggi si stracciano le vesti per la Palestina: perché non siete mai scesi in piazza per gli italiani che muoiono di povertà, che saltano i pasti, che rinunciano alle cure? Perché non difendete la dignità di chi lavora a 800 euro al mese?

La solidarietà internazionale è un valore. Ma se diventa un alibi per dimenticare i problemi di casa nostra, si trasforma in ipocrisia. E di ipocrisia, oggi, l’Italia non ne ha proprio bisogno.

Di Giuseppe Cianci

E' necessario difendere la libertà di pensiero e di espressione oggi più che mai minacciata dal pensiero unico imposto da un sistema mediatico prevalente