Non voglio difendere questo Governo. Anzi. Ma una cosa va detta con chiarezza: dove sono finiti il coraggio e la coerenza dell’opposizione e dei sindacati quando si tratta di difendere i veri diritti sociali? In Italia ci sono pensioni e stipendi da fame e tutti si girano dall’altra parte. Si regala denaro pubblico a cultura, scienza, manifestazioni, teatri e chi più ne ha più ne metta, ma per i più fragili la risposta è sempre la stessa: la coperta è corta. Basta! E’ ora di prendere i soldi dove stanno, negli sprechi e nell’evasione.
Si scende in piazza per ogni causa: per i diritti LGBTQIA+, per la pace nel mondo, per i palestinesi e gli iraniani, contro le guerre, contro ogni forma di discriminazione. E va bene così: ogni voce merita ascolto. Ma il silenzio assordante su stipendi e pensioni da fame è diventato vergognoso.
In Italia milioni di lavoratori e pensionati vivono con 800, 1000, 1200 euro al mese. È una vergogna. Eppure nessuno marcia su Roma, nessuno occupa le piazze per chiedere:
- una drastica riduzione delle tasse per chi guadagna meno,
- l’abolizione dei bonus inutili e delle detrazioni che avvantaggiano solo i ceti medio-alti,
- una seria riforma fiscale che premi il lavoro, non l’assistenzialismo a pioggia,
- una scala mobile per salari e pensioni fino a 2000 euro mensili.
I sindacati? Sembrano anestetizzati. Il PD, il M5S, la cosiddetta “opposizione sociale”? Preferiscono lottare per simboli, mentre la carne viva delle famiglie italiane è consumata dall’inflazione e da uno Stato che tassa i poveri e accarezza i ricchi.
Il Paese reale è stanco. Non vuole più bonus, non vuole più elemosine. Vuole giustizia fiscale. Vuole rispetto per chi lavora.
Chi avrà il coraggio di fare di questa battaglia la priorità? Chi avrà il coraggio di urlare che il vero diritto umano oggi, in Italia, è arrivare a fine mese?