Il caso della famiglia del bosco ha riempito i palinsesti televisivi, offrendo il fianco a fiumi di parole da parte di opinionisti, giornalisti e intellettuali. Ma dietro l’indignazione da telecamera si nasconde una verità amara: l’allontanamento dei figli sembra essere diventato un verdetto sulla condizione economica, più che sulla reale capacità affettiva dei genitori.
Il lusso di giudicare senza conoscere
Ogni giorno vediamo nei talk show volti noti, persone che guadagnano cifre a vari zeri e vivono nel comfort più assoluto, parlare di questa famiglia come se fossero “alieni” o “reperti preistorici”. Si scandalizzano perché i bambini, una volta portati in struttura, hanno avuto paura del soffione della doccia.
Ma a questi signori, che arrotondano i loro già lauti stipendi con i gettoni di presenza in TV, andrebbe ricordata una cosa: la dignità non si misura in litri d’acqua calda. È facile sentenziare dall’alto di un attico in centro, ignorando cosa significhi scaldare l’acqua sul fuoco nei pentoloni o lavarsi in modo improvvisato perché non si arriva a fine mese.
I due pesi e le due misure dello Stato
Se il criterio per togliere i figli è la precarietà abitativa o l’assenza di comfort moderni, allora dovremmo assistere a un esodo di massa:
- 6 milioni di persone in Italia vivono sotto la soglia di povertà: togliamo i figli a tutti?
- Migliaia di famiglie vivono in baracche o roulotte, spesso nell’illegalità e senza istruzione: perché in quei casi lo Stato è spesso assente o tollerante?
Perché accanirsi con una famiglia che, pur nel suo stile di vita estremo e fuori dai canoni, garantisce affetto e presenza? L’allontanamento forzato dai genitori è l’atto più disumano che un giudice possa compiere, un trauma che lascerà cicatrici indelebili nel carattere di quei bambini, ben più profonde di una vita senza tecnologia.
La giustizia che non ha fretta (tranne che per i regali)
Siamo a ridosso del Natale. Mentre i magistrati e i responsabili dei servizi sociali si “riservano di decidere” sul ricongiungimento, il tempo scorre. Per chi decide, forse, l’urgenza è finire gli acquisti natalizi o pianificare le vacanze. Per quei bambini e quei genitori, ogni minuto lontano è una violenza.
Non c’è fretta per restituire l’affetto? Non c’è urgenza quando si parla di carne e sangue? Evidentemente, per la burocrazia dorata, la povertà è una colpa che va punita con l’isolamento, proprio nel periodo dell’anno che dovrebbe celebrare la famiglia.
Lo spettro del trauma: quando lo Stato ferisce più della povertà
Non sono i piedi scalzi o l’assenza di un videogioco a segnare la mente di un bambino, ma lo strappo violento dalle braccia di chi ama. Gli esperti sanno che il legame di attaccamento è la base fondamentale su cui si costruisce l’identità di un individuo. Allontanare dei figli dai genitori perché “vivono in modo spartano” significa lanciare loro un messaggio devastante: “Il tuo mondo è sbagliato, i tuoi affetti non valgono nulla se non hai una doccia moderna”.
Questo tipo di decisioni “istituzionali” genera spesso un senso di colpa e di inadeguatezza nei minori, che si sentono strappati dalla propria realtà senza una colpa reale. Le ferite psicologiche causate da una separazione forzata, specialmente se immotivata da violenze o abusi reali, portano ad ansia cronica, difficoltà relazionali e una sfiducia totale verso le autorità. Invece di proteggerli, lo Stato li trasforma in “orfani civili”, condannandoli a un futuro di instabilità emotiva che nessuna struttura d’accoglienza, per quanto riscaldata e pulita, potrà mai curare.
Conclusioni: un sistema da rivedere
L’allontanamento della famiglia del bosco non è una vittoria delle istituzioni, ma la sconfitta di una società che non sa più distinguere tra indigenza e negligenza. Se lo Stato volesse davvero aiutare questi bambini, dovrebbe sostenere il nucleo familiare, non distruggerlo.
Vergogna è la parola giusta per descrivere questo spettacolo mediatico e giudiziario. Perché la povertà non è un reato, ma l’indifferenza di chi vive nel lusso lo è certamente.
Se domani la vostra caldaia si rompesse e non aveste i soldi per ripararla, sareste pronti a veder bussare i servizi sociali alla vostra porta per portarvi via i figli?
