L’Italia non è cambiata. È il Paese immutabile di sempre, dove si aggiustano le leggi, si moltiplicano le riforme, si alzano proclami contro la corruzione… ma alla fine tutto resta immobile. Da decenni assistiamo alla stessa farsa: corrotti ovunque nella macchina pubblica, evasori nascosti dietro società di comodo e conti all’estero. Li cercano, li individuano, a volte persino li processano. Ma poi succede sempre qualcosa: l’assoluzione per insufficienza di prove, la prescrizione che arriva puntuale come un orologio svizzero, o l’escamotage legale che trasforma il reato in nulla.
E così, mentre il ladro di polli finisce dentro con processo lampo e senza sconti, chi ha sottratto milioni allo Stato, chi ha intascato tangenti per anni, resta impunito. Peggio: resta al suo posto. E se anche, raramente, viene condannato, dopo qualche tempo viene riabilitato e torna come prima. A fare quello che sa fare meglio: ingrassare sulle spalle di un cittadino ormai stanco, disilluso, ma ancora onesto.
È questa la giustizia italiana? Due pesi e due misure. Una per i poveri cristi, un’altra per i furbi col colletto bianco. L’Italia non è un Paese che punisce i disonesti. È un Paese che li premia, li protegge, e li rimette in pista. Perché qui la memoria è corta, la morale è debole e il potere è più forte di ogni legge.
Cambiano i governi, cambiano i ministri, ma il copione resta lo stesso. E noi, spettatori stanchi, continuiamo a pagare il biglietto.

Panasonic HC-V900E-K Videocamera Compatta Full-HD, Grandangolo 25 mm, Zoom Ottico 24x, Nero Scopri l’offerta clicca qui