Gangi, un antico borgo siciliano situato in provincia di Palermo, è un luogo di straordinaria bellezza e fascino. Arroccato sul Monte Barone, offre un panorama mozzafiato, circondato da verdi colline. Questo piccolo paesino medievale appare appoggiato, o per meglio dire addormentato, sul monte Marone in un tutt’uno magico con la natura circostante.

Storia e riconoscimenti

Gangi sorge sulle rovine di un insediamento ellenico. Il suo centro storico è stato completamente ricostruito nel 1300 a seguito della distruzione del 1299 nella guerra del Vespro. Questo delizioso borgo è riconosciuto universalmente come un luogo ricco di fascino e di storia. Nel 2012 è stato nominato Gioiello d’Italia e nel 2014 ha ricevuto un altro importante riconoscimento: è stato proclamato Borgo dei Borghi.

Attrazioni e monumenti

Gangi è un piccolo tesoro, uno scrigno pieno di gioielli silenziosi e pudici, eppure di grande bellezza. Qui l’antica tradizione dei borghi siciliani si sposa con la bellezza architettonica e naturale. All’interno, racchiude moltissimi gioielli proprio come uno scrigno: monumenti e chiese su tutti, ma anche una vivace vita culturale.

L’aria fine e il profumo di montagna portano tanti turisti a Gangi, che, più che un borgo, è una cittadina dalle origini mitiche. Il borgo medievale, che tramuta la roccia in arte e sembra sorgere direttamente dalla pietra, bisogna cercarlo proprio in cima, superando le pendici del monte.

Ma ecco che, imboccata una stradina acciottolata, si apre davanti agli occhi una scenografia lapidea: un grosso gregge di case addossate le une alle altre, facciate dorate, addobbate di fiori, balconcini di ferro battuto, ricchi portali. Diciotto chiese, palazzi signorili, tesori artistici sono disseminati in queste stradine che s’inerpicano e s’intrecciano in un grandioso scenario naturale.

Esperienza di Visita

Visitare Gangi è un’esperienza fortemente raccomandata se passi da queste parti, soprattutto se ami i piccoli borghi piccoli, raccolti e tranquilli, nei quali è bellissimo scoprire i vicoli che ti riportano indietro nel tempo. Se vuoi dunque vivere un weekend di pace e di tranquillità, lontano dal frastuono delle città e a stretto contatto con la natura, fai bene a trascorrere qualche giorno a Gangi e approfittarne per gustare i piatti locali in un ristorante o agriturismo.

In conclusione, Gangi è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, un borgo che conserva intatta la sua anima antica e che merita di essere scoperto. Un luogo dove la storia, la cultura e la natura si fondono in un’armonia perfetta, regalando a chi lo visita un’esperienza indimenticabile.

I piaceri del borgo, cose da mangiare a Gangi:

– Il caciocavallo di Gangi è un formaggio a pasta filata ottenuto dal latte crudo vaccino. Inoltre si produce dell’ottimo pecorino di primo, secondo sale ed anche stagionato con grani di pepe. Rinomata anche la salsiccia secca.

– Il piatto di Quaresima è il baccalà fritto con contorno di finocchietto selvatico. Anche i dolci rispettano le tradizioni: a Natale la cucchia, pasta frolla con mandorle, uva passa e fichi secchi; in estate e autunno i mastacuttè, biscotti con succo di fichi d’India.

Cosa vedere a Gangi:

– La Festa dello Spirito Santo si tiene il lunedì dopo Pentecoste, una spettacolare processione religiosa, con 35 statue di legno portate a spalla.

– A Natale, dal 26 al 29 dicembre si organizza ogni anno il presepe vivente denominato”Da Nazaret a Betlemme” ambientato e rappresentato tra i suggestivi vicoli del borgo.

– Palazzo Mocciaro con i suoi saloni affrescati, dell’ottocento, si trova in Corso Umberto I.

– Palazzo Bongiorno, del 1756, è uno dei migliori esempi di architettura settecentesca nelle Madonie. Vanta la magnifica decorazione a trompe l’oeil delle sale del piano nobile. Nel 1758 le sale del palazzo iniziarono a ospitare l’Accademia arcadica degli industriosi.

 Palazzo Sgadari che ospita al pian terreno il Museo Archeologico, mentre al primo e secondo piano si trovano: l’Istituzione Gianbecchina, il Museo delle Armi e Museo della fotografia Albergamo.

– Sul corso Fedele Vitale si affacciano le botteghe del XVI secolo, con i fornici che erano insieme a porta e finestra-banco di vendita. Quasi al termine del corso si trova la Chiesa di San Cataldo della prima metà del secolo XIV, che custodisce statue lignee del Quattrocchi e il dipinto di Giuseppe Salerno “Il supplizio dei quaranta martiri” (1618). Il Castello dei Ventimiglia, sorto nella prima metà del XIV secolo, spicca sull’abitato con i resti di due torri. Nella città bassa, la Chiesa del Salvatore conserva il crocefisso ligneo di Frà Umile da Petralia e l’Ascesa al Calvario di Giuseppe Salerno. La Chiesa di Santa Maria di Gesù (1710) ha un portale a bassorilievi del 1665 e varie sculture lignee di Filippo Quattrocchi all’interno, tra le quali il gruppo dell’Annunciazione, capolavoro di espressività.

Di Giuseppe Cianci

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