C’è un vecchio adagio della politica italiana secondo cui “l’opposizione fa opposizione anche all’evidenza”. Ma stavolta il teatrino superato la soglia del surreale. Il vuoto dell’opposizione italiana. La recente visita diplomatica in Libia, conclusasi con un imprevisto dietrofront, è stata accolta da buona parte della sinistra con toni da stadio: giochi di parole, meme, titoloni entusiasti. “Schiaffo al governo”, “Foglio di via”, “Cacciato Piantedosi”, ci mancava solo il “Forza Libia. Ma davvero c’è da brindare?
L’opposizione, capitanata da Elly Schlein, pare vivere un momento di strana esaltazione non per conquiste civili o vittorie sociali, ma per una figuraccia che coinvolge non solo il ministro dell’Interno italiano, ma anche i suoi omologhi di Grecia e Malta, oltre al commissario europeo per gli Affari Interni. In pratica, un’intera delegazione europea respinta, e il Partito Democratico cosa fa? Festeggia. Indecente la Schlein al programma “E’ sempre Carta Bianca” dove deride il Governo italiano tra le espressioni divertite della conduttrice Bianca Berlinguer, che vregogna.
Opposizione a chi? All’Italia o al governo?
Ed è qui che il sospetto diventa inquietudine. Perché se un incidente diplomatico internazionale viene trasformato in una bandierina da sventolare contro l’esecutivo, vuol dire che si è perso il senso stesso della politica. Cui prodest? Sicuramente non agli italiani, che di problemi veri ne hanno fin troppi per accogliere con sorrisi l’ennesima umiliazione internazionale. Sicuramente non all’Europa, già alle prese con un dossier migranti esplosivo. E allora viene da chiedersi: a chi giova questa esultanza? Solo alla propaganda libica.
La sinistra, in particolare il PD, sembra sempre più scollegata dal Paese reale. Manca di una visione, di un progetto, di un orizzonte. Non un’idea chiara su come ridurre le disuguaglianze, rilanciare salari e pensioni, riformare la pubblica amministrazione o colpire i veri sprechi di Stato. In compenso, fioccano manifestazioni contro i “fascismi immaginari”, mentre nessuno scende in piazza per i milioni di italiani che non arrivano a fine mese.
La guerra delle parole, il silenzio sui fatti
Siamo alla guerra semantica, al governo contrastato non con idee o proposte alternative, ma con battute, hashtag e sarcasmo. È l’era dell’opposizione social, dove conta il tweet riuscito, non la legge scritta. E così si applaude anche quando il Paese ne esce danneggiato, purché il danno ricada sul nemico politico. Una deriva inquietante, che tradisce una profonda incoerenza: quella di chi chiede rispetto e unità nazionale solo quando è al potere, per poi tifare per l’avversario straniero pur di attaccare chi governa.
Forse è davvero giunto il momento, per coerenza, che questa sinistra si dia un nuovo nome. “Forza Libia” sarebbe perfetto: non si preoccupa degli italiani, non ha un’idea di Paese, ma riesce sempre a trovare una ragione per tifare contro la propria nazione.
Il paradosso di chi governa l’opposizione
Il paradosso è che oggi, mentre Giorgia Meloni si trova spesso ad affrontare emergenze e imbarazzi, l’opposizione riesce nell’impresa di apparire più distante ancora dalla vita concreta dei cittadini. E non si tratta di essere di destra o di sinistra, ma di avere almeno un’idea credibile per questo Paese. Un’idea, una proposta, una battaglia vera.
Finché l’unico orizzonte sarà una battutina su Piantedosi o un meme su Salvini, gli italiani continueranno a sentirsi soli. Anche chi, come me, non ha votato questo governo, ma si aspetta almeno che qualcuno là fuori provi a costruire un’alternativa. Perché criticare è facile, ma governare – anche l’opposizione – è tutt’altra cosa.

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