Ci sono parole che non lasciano indifferenti, parole che non si limitano a denunciare, ma chiamano all’azione. Quelle di Heather Parisi sulla lotta contro lo strapotere di Big Pharma appartengono a questa categoria: non un semplice sfogo, ma un manifesto civile che rimette al centro la libertà, la dignità e la giustizia sociale.
Parisi definisce questa sfida non come una battaglia politica o un dibattito accademico, ma come una vera e propria lotta per la sopravvivenza della società. La denuncia è chiara: quando la salute diventa merce e i farmaci strumenti di profitto, non è solo l’economia a piegarsi, ma la stessa dignità delle persone.
Il potere che distorce la scienza
Secondo Parisi, Big Pharma non si limita a influenzare i governi, ma arriva a condizionare l’informazione e perfino la ricerca scientifica. Un’accusa dura: la scienza, da strumento di conoscenza universale, si trasformerebbe così in un’arma di persuasione al servizio del mercato. Le conseguenze? Prezzi gonfiati per i farmaci vitali, politiche sanitarie scritte più nei consigli di amministrazione che nei parlamenti, e un dibattito pubblico soffocato, dove le voci dissenzienti vengono messe a tacere.
Etica contro profitto
Il cuore del messaggio è un richiamo forte: la resistenza non è un’opzione, ma un imperativo. Significa pretendere trasparenza, reclamare il primato dell’etica sugli interessi corporativi e difendere diritti fondamentali come l’accesso alle cure e la libertà di scelta. Non è solo una questione tecnica o economica: è un dovere civico, morale e umano che riguarda la vita quotidiana e il futuro delle prossime generazioni.
Dove sono i grandi nomi?
Parisi lancia anche un’accusa al mondo degli intellettuali, dei giornalisti e della politica: troppo pochi alzano la voce contro questa concentrazione di potere. Il silenzio, in questo contesto, diventa complicità. Da qui l’appello: se mancano i grandi, allora tocchi ai piccoli — cittadini comuni, “piccoli Davide contro Golia” — resistere e farsi sentire.
Una battaglia collettiva
Quello di Parisi è un invito che va oltre lo slogan: non si tratta di ribellione sterile, ma di costruire una coscienza collettiva capace di riportare la salute dentro l’alveo dei diritti universali, e non degli affari di pochi. È la riaffermazione che il progresso, per essere tale, deve servire la comunità e non solo i bilanci delle corporation.