Anche a loro spetta il taglio dell'Irpef

Eccola qui, la manovra 2026: paginate di numeri, dichiarazioni trionfali, conferenze stampa in cui ogni ministro si prende il merito di “aver pensato ai cittadini”. Ma ai cittadini veri, quelli con redditi fino a 28mila euro, che cosa arriva? Una beata … nulla. Stanno abbassando l’aliquota Irpef al ceto medio, dicono. In realtà la stanno abbassando a tutti, anche a chi guadagna più di 60mila euro l’anno, tranne a chi guadagna fino a 28mila euro.

Si parla di crescita, competitività, incentivi alle imprese, sgravi a chi guadagna bene e ha capitali da muovere. Tutto bellissimo, se non fosse che chi tira avanti con mille euro al mese si ritrova, come sempre, con le briciole. O peggio: con nuove tasse occulte e servizi tagliati.

Il trucco è sempre lo stesso: ti dicono che “non aumentano le tasse sui redditi bassi” come se fosse una concessione. È un po’ come se ti dicessero: “Guarda che ti faccio un favore a non rubarti direttamente dal portafoglio”. Intanto, però, benzina, bollette e spesa continuano a correre, e tu resti lì a fare i conti con lo stipendio di dieci anni fa.

La verità è che i redditi fino a 28mila euro non contano nulla. Non hanno lobby, non hanno voci potenti che li difendano. Sono milioni di persone che fanno girare la macchina del Paese, ma che al tavolo delle decisioni siedono sempre nell’angolo, senza voce e senza piatto.

E allora diciamola tutta: per i “normali”, la manovra è un insulto travestito da promessa. Una recita stanca che ogni anno ci propinano, con lo stesso finale: una beata niente.

E poi si chiedono perché la gente non crede più alla politica. Si domandano come mai nelle Marche, per le regionali di ieri, ha votato soltanto la metà degli aventi diritto.

Di Giuseppe Cianci

E' necessario difendere la libertà di pensiero e di espressione oggi più che mai minacciata dal pensiero unico imposto da un sistema mediatico prevalente