Caro prezzi in autogrill: soste brevi, conti salati. Chiunque abbia fatto tappa in un autogrill nell’ultimo periodo se n’è accorto: prendersi un caffè, comprare una bottiglietta d’acqua o addentare un panino è diventato un piccolo lusso da alta quota. Altro che pausa ristoratrice: oggi l’area di servizio sembra più una trappola per portafogli ignari che un’oasi per automobilisti.
Dall’acqua al panino: l’autostrada del salasso è servita
Un semplice espresso può costare fino a 1,50 euro, anche il doppio rispetto a un bar cittadino. Un panino – spesso secco, confezionato, lontano parente di quello appena sfornato – arriva anche a 7 o 8 euro. E una bottiglietta d’acqua da mezzo litro? Non è raro trovarla a meno di 2 euro, prezzo da evento musicale o aeroporto, non certo da autogrill sull’A1.
Ma com’è possibile tutto questo?
La risposta è la solita: “ci sono i costi di gestione”. Peccato che questa scusa stia ormai diventando stucchevole come i toast riscaldati al microonde. Il vero punto è che nelle aree di servizio manca qualsiasi forma di concorrenza. Se sei lì, non hai alternative. Non puoi uscire dall’autostrada per cercare un bar più onesto: perderesti tempo, magari anche il casello, e alla fine torneresti indietro con la sensazione di aver fatto un giro per nulla.
E così il sistema si autoalimenta: monopolio + urgenza = rincari garantiti.
Il paradosso è che questi aumenti colpiscono non solo i turisti, ma anche camionisti, pendolari, famiglie in viaggio, ovvero le stesse categorie già stritolate dal caro carburante, dal rincaro dei pedaggi e da un potere d’acquisto che si assottiglia mese dopo mese.
Dove sono i controlli? Dove le tutele?
Il Ministero delle Infrastrutture ha il dovere di vigilare su chi gestisce queste aree di sosta. E invece? Il nulla. Nessuna norma che imponga prezzi calmierati almeno su beni essenziali come l’acqua. Nessun limite ai margini di profitto spropositati per un caffè preso in piedi, tra il rumore dei Tir e i neon spenti di una toilette semi-pulita.
E intanto, chi viaggia continua a pagare. Senza fiatare. Perché la fame e la sete non hanno pazienza. E le autostrade, oggi, sembrano più progettate per prosciugarti il portafogli che per accompagnarti da un punto A a un punto B.
È ora di dire basta a questo caro-sosta, che di civile ha solo l’asfalto. Servono regole. Serve trasparenza. Serve che chi viaggia sia trattato come un cittadino, non come una preda da spennare con un tramezzino stantio e un caffè amaro.
E non solo per il gusto.