Ad Arezzo, la decisione di abolire la Festa della Mamma, presa da un istituto scolastico, sta generando un acceso dibattito tra famiglie, associazioni e opinione pubblica.
L’incomprensibile decisione
La scuola ha infatti scelto di non celebrare più la Festa della Mamma e la Festa del Papà, sostituendole con una più generica “Festa della Famiglia”, con l’intento — secondo quanto riferito — di promuovere l’inclusività e rispettare la pluralità dei modelli familiari presenti oggi nella società. Quindi le famiglie normali devono adattarsi a quelle che hanno deciso di non essere normali?
Tuttavia, la decisione non è stata accolta positivamente da tutti. La maggioranza dei genitori ha manifestato il proprio disappunto, ritenendo che l’abolizione delle due ricorrenze tradizionali rappresenti un impoverimento culturale e un allontanamento dalle radici affettive e simboliche della nostra società.
La difesa della nostra cultura
Arezzo Festa della Mamma e Papà abilite? “Non si tratta di escludere nessuno — ha dichiarato il portavoce dell’associazione — ma di mantenere vive delle ricorrenze che fanno parte della nostra cultura, e che rappresentano un momento speciale per molti bambini.”
A farsi portavoce del malcontento è stata anche l’associazione “Difesa dei Valori”, che ha chiesto ufficialmente alla scuola di riconsiderare la scelta e di “ritornare alle ricorrenze tradizionali”, ribadendo l’importanza della figura materna e paterna come pilastri dell’educazione e della crescita dei bambini.
Dal canto suo, la dirigenza scolastica ha difeso la scelta come un tentativo di “rispecchiare la realtà delle famiglie contemporanee”, sempre più varie e diverse tra loro, comprendendo famiglie monogenitoriali, omogenitoriali o situazioni di affido.
Oltre quella scuola
La questione ha rapidamente travalicato i confini della scuola, suscitando reazioni sui social e nella politica locale. Alcuni vedono nella decisione un segnale positivo di evoluzione sociale, altri la considerano un’eccessiva forzatura in nome di quell’inventato “politicamente corretto”.
Conclusioni
Il dibattito è tutt’altro che concluso, e potrebbe aprire la strada a riflessioni più ampie sul ruolo della scuola nell’educazione civica e culturale delle nuove generazioni. Intanto, i genitori attendono una risposta dalla scuola e auspicano un confronto diretto per trovare una soluzione condivisa.
Nella foto un dizionario con le parole cancellate a simboleggiare la revisione del linguaggio per evitare espressioni considerate offensive, ma saranno poi davvero così ofdfensive? O forse è offensivo il modo di vivere la propria vita nella diversità facendola passare per normalità?