La Riserva naturale orientata Bosco di Santo Pietro si estende su un grande altopiano solcato da valloni, nei pressi di Santo Pietro, piccolo borgo a circa venti chilometri da Caltagirone. Sughere, macchia mediterranea, gariga: queste le qualità del bosco di Caltagirone, una foresta che è documentata fin dal Medioevo e che, nonostante i numerosi e spesso dannosi interventi dell’uomo, è sopravvissuta fino ai nostri giorni.
Sul versante meridionale dei monti Erei, lungo il pendio che digrada verso la pianura di Vittoria, il terrritorio del Bosco di Santo Pietro si estende fino ad un’altitudine compresa tra i cinquanta e i trecentonovanta metri s.l.m. Si tratta essenzialmente di un altopiano appena movimentato da poggi e valli, in particolare dalla valle del torrente Ficuzza e dell’affluente Terrana. Oltre trecento sono le specie vegetali di cui è particolarmente ricco il sottobosco.
Nel bosco di Caltagirone è inoltre possibile osservare, nel corso dell’anno, numerose specie di uccelli. Oltre novantasei, infatti, sono quelle registrate, appartenenti a volatili, stanziali, svernanti, migratori e occasionali. Il patrimonio faunistico del bosco di Santo Pietro non segnala presenze particolari o endemismi: vi si incontrano, come in altre foreste nazionali, istrici, lepri, conigli selvatici e donnole. Relativamente ai carnivori risulta presente il gatto selvatico e la volpe.
Il bosco di Santo Pietro è stato in passato soggetto a una forte antropizzazione, che ha lasciato molte tracce dietro di sè, alcune delle quali, oggi, di valore storico come il Mulino Polo e la Chiesa di Santa Maria dell’Idria, famosa sin dall’epoca medievale soprattutto per la produzione della ceramica.

Itinerari nel verde
Il bosco di Santo Pietro di Caltagirone è stato istituito Riserva Naturale Orientata nel 1999 ed è stato affidato in gestione all’Azienda delle foreste demaniali. I percorsi naturalistici sperimentabili al suo interno sono tutti relativamente facili e hanno inoltre la caratteristica di comprendere tutti i paesaggi, gli ecosistemi e gli ambienti presenti: sughereta, lecceta, zone umide e garighe. Sotto vi proponiamo tre possibili itinerari dei diversi percorribili nei duemila ettari di foresta. Il clima mite consente escursioni tutto l’anno, ma le stagioni ideali sono la primavera, per la fioritura, e l’autunno, per gli splendidi colori del bosco.

Due passi lungo il torrente
Lunghezza: 3,5 chilometri
Difficoltà: facile
Durata: un’ora e mezza
Si parte dal Mulino Ramione, sulla strada tra Caltagirone e Granieri, e si costeggia il torrente Ficuzza per quasi tutto il suo percorso, camminando all’interno del bosco. Se si sperimenta l’itinerario in estate, il letto del torrente sarà asciutto, tuttavia si continuerà a percorrere il sentiero ad esso adiacente. Durante la passeggiata si incontrano i ruderi di tre mulini ad acqua e si può ammirare una ricca vegetazione a sughere e lecci con un fitto sottobosco formato da pungitopi, stracciabraghe e coda cavallina. Non sono rari anche i salici e i pioppi.

Una passeggiata alle cave
Lunghezza: 10,8 chilometri
Difficoltà: facile
Durata: quattro ore
Il punto di partenza è la casa cantoniera di Cava imboscata da dove ci si dirige a est. Dopo aver percorso un tratto di bosco degradato si arriva alla Cava Cannizzolo, che presenta una fitta vegetazione di lecci, sughere e macchia mediterranea. Al ritorno si attraversano le Cave di Vaccarizzo e Imboscata e s’incontra il Mulino Buongiovanni. Si ritorna quindi al punto di partenza.

L’anello del bosco
Lunghezza: 8,2 chilometri
Difficoltà: facile
Durata: tre ore e mezza
Si parte dal Borgo di Santo Pietro e dopo aver attraversato le zone interessate da un rimboschimento a pino ed eucalipto operato in passato, si giunge alle due aree più belle del bosco: le vallette dette “della fontana del Cacciatore” e “della Molara”. Qui si percorre una specie di anello all’interno del quale si può ammirare quello che rimane della sughereta della Molara.

