Beatrice VeneziBeatrice Venezi

Il 17 ottobre, in concomitanza con la prima di Wozzeck, i lavoratori del Teatro La Fenice di Venezia incroceranno le braccia. Ufficialmente, lo sciopero è stato indetto per protestare contro la nomina di Beatrice Venezi a direttore musicale dell’Orchestra. Ma è davvero questa la motivazione o dietro si nasconde qualcos’altro?

Beatrice Venezi, giovane, talentuosa e – soprattutto – libera nel pensiero, non è certo una figura gradita a una certa parte ideologica che da anni tenta di dettare legge anche in campo culturale. La sua nomina, quindi, non è stata accolta con serenità, ma con il solito riflesso condizionato di chi non tollera che il mondo della cultura possa sfuggire al controllo di una ristretta élite ideologica.

E così, quello che dovrebbe essere un momento di orgoglio per una delle più prestigiose istituzioni musicali italiane, si trasforma nell’ennesimo atto di rivolta insensata e inspiegabile, orchestrato da chi – pur di colpire il Governo – non esita a mettere in mezzo il lavoro, l’arte e il pubblico.

Lo sciopero del 17 ottobre, infatti, appare più come una protesta politica travestita da lotta sindacale, che come una reale rivendicazione dei lavoratori. Il messaggio è chiaro: se non sei allineato con certi pensieri, se non appartieni al giro “giusto”, allora devi essere ostacolato. Sempre e comunque.

E allora la domanda viene spontanea: da che parte stanno i fascisti, davvero?
Perché chi tenta di zittire, bloccare e delegittimare chi la pensa diversamente non è certo un difensore della democrazia, ma il suo contrario.

L’Italia non ha bisogno di queste guerre ideologiche camuffate da scioperi. Ha bisogno di lavorare, di crescere, di valorizzare il talento e la competenza. E Beatrice Venezi – che piaccia o no – rappresenta proprio questo: una generazione nuova, competente e libera. Forse è proprio questo che dà fastidio a qualcuno.

Di Giuseppe Cianci

E' necessario difendere la libertà di pensiero e di espressione oggi più che mai minacciata dal pensiero unico imposto da un sistema mediatico prevalente