Due episodi, due autobus, due città lontane ma unite da un paradosso tutto italiano. A Firenze una donna di 87 anni viene multata per aver usato un vecchio biglietto da 1,50 euro invece di quello da 1,70. A Palermo, un autista viene picchiato da un passeggero mentre aiutava una disabile a scendere dal mezzo. Due estremi che raccontano meglio di qualsiasi analisi l’inciviltà dilagante e lo stato schizofrenico in cui versa il nostro Paese.
Nel primo caso, una sanzione di 40 euro per un errore da 20 centesimi. Un gesto privo di malizia, fatto in buona fede da un’anziana che ha creduto di essere in regola obliterando il biglietto. Nessuna tolleranza, nessuna comprensione: la macchina amministrativa colpisce a freddo, cieca e sorda a ogni buon senso. E la dignità di una donna che ha sempre rispettato le regole viene calpestata per un cavillo.
Nel secondo caso, siamo sull’altro versante: l’assenza totale di regole. L’aggressione a un conducente che sta compiendo un gesto civile e umano – aiutare una donna in carrozzina – è l’immagine di un’Italia che ha smarrito il senso del rispetto e del vivere insieme. La brutalità che emerge da certi comportamenti non è più un’eccezione: è lo specchio di una deriva incivile sempre più accettata, quasi normalizzata.
Da un lato l’eccesso di burocrazia che punisce i più deboli, dall’altro la mancanza di autorità che lascia campo libero alla prepotenza. E in mezzo, cittadini sempre più smarriti, costretti a barcamenarsi tra rigidità assurde e anarchia urbana.
Non sono solo due notizie di cronaca, ma due sintomi gravi della stessa malattia: l’incapacità dello Stato di distinguere tra chi merita tolleranza e chi invece dovrebbe conoscere il peso della legge. Serve giustizia, non automatismi. Serve educazione, non impunità. Perché se puniamo gli onesti e tolleriamo i violenti, il futuro sarà un autobus senza destinazione.