Il sindaco di Niscemi, Massimiliano Conti, ha scritto una lettera ufficiale alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni esprimendo «forte preoccupazione» per la presenza del sistema militare statunitense MUOS nel territorio del suo Comune. Il primo cittadino si è fatto portavoce delle ansie di una parte consistente della popolazione e del Comitato No Muos, da anni attivo nel denunciare i rischi sanitari, ambientali e geopolitici legati alla base.

Nel testo della missiva, Conti sottolinea la crescente inquietudine tra i cittadini siciliani, aggravata dall’attuale scenario internazionale e dall’intensificarsi delle attività militari nelle basi di Sigonella e Niscemi. «Temiamo che la Sicilia venga trasformata in un fronte attivo», si legge nella nota inviata al sindaco da parte del Comitato No Muos, che denuncia il rischio di un coinvolgimento della popolazione in conflitti mai dichiarati dal Parlamento italiano, ma “presenti di fatto” attraverso la collaborazione con le forze armate statunitensi.

Il sistema MUOS, impianto di comunicazione satellitare strategico per gli USA, è da tempo oggetto di contestazione. I movimenti pacifisti e ambientalisti locali denunciano una militarizzazione del territorio e la mancanza di trasparenza nelle scelte del governo nazionale in materia di difesa. «Siamo contrari all’idea che il nostro territorio venga usato come piattaforma di guerra senza il consenso democratico dei suoi abitanti», ha dichiarato uno dei portavoce del movimento.

Il clima di tensione è destinato ad aumentare: per sabato 28 giugno è stato annunciato un presidio di protesta davanti ai cancelli della base militare di Sigonella. La mobilitazione coinvolgerà comitati, associazioni pacifiste, sindacati e cittadini provenienti da tutta l’isola. L’obiettivo è quello di accendere i riflettori sull’opacità delle relazioni Italia-USA in campo militare e rivendicare un ruolo attivo delle comunità locali nelle decisioni che riguardano la loro sicurezza.

In un contesto geopolitico sempre più instabile, la Sicilia torna dunque a essere crocevia strategico del Mediterraneo, ma anche teatro di un confronto acceso tra istanze di pace, sovranità popolare e logiche di guerra globale.

Di Giuseppe Cianci

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