le bare di Carini e i privilegi del Senatole bare di Carini e i privilegi del Senato

Esiste un’Italia che aspetta, immobile, persino dopo la morte. E ne esiste un’altra che corre, veloce e spedita, per garantire che nessun privilegio venga scalfito. Il contrasto che emerge dalle cronache di questi giorni è una fotografia impietosa del nostro Paese: da un lato l’emergenza del cimitero di Carini, nel palermitano, e dall’altro le nuove disposizioni sulla diaria dei senatori a Roma.

L’emergenza infinita del cimitero di Carini

A Carini, a pochi chilometri da Palermo, si sta consumando l’ennesimo dramma della dignità umana. Oltre 40 bare si trovano attualmente accatastate nei depositi comunali in attesa di una sepoltura. Alcune famiglie aspettano da mesi di poter dare un ultimo saluto ai propri cari in un luogo consono, ma si scontrano con un “corto circuito” tra l’amministrazione comunale e l’Asp.

Mancano i loculi, mancano i posti, ma soprattutto sembra mancare la capacità di risolvere un problema che non è solo logistico, ma profondamente etico. Vedere feretri ammassati in attesa di un’ordinanza o di un fondo stanziato è il simbolo di una burocrazia che ha smarrito il senso del servizio pubblico.

Roma e la velocità dei rimborsi forfettari

Mentre in Sicilia si lotta per un metro quadro di cemento in un cimitero, a Palazzo Madama il clima è ben diverso. Il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha recentemente difeso la modifica al regolamento che riguarda la diaria di 3.500 euro. La novità principale? La somma verrà erogata in modo forfettario, svincolandola dalla necessità di dimostrare la presenza fisica quotidiana in aula per ogni singola votazione.

L’argomento a sostegno di questa scelta è che il senatore lavora anche fuori dall’aula (commissioni, territorio, uffici). Tuttavia, il tempismo e la natura della misura appaiono agli occhi del cittadino come l’ennesima prova di un sistema che sa sempre come proteggere sé stesso, trovando rapidamente soluzioni normative e finanziarie per i propri costi.

Figli e figliastri: una questione di priorità

Il punto non è solo il costo della politica in sé, ma la percezione di un’Italia a due velocità:

  1. La velocità della politica: capace di aggiornare diarie, rimborsi e regolamenti interni con efficienza chirurgica.
  2. La velocità dei servizi: lenta, farraginosa, cronica nelle sue carenze, capace di lasciare decine di salme in deposito per “mancanza di spazio” o “fondi insufficienti”.

Un Paese in cui si fatica a trovare le risorse per ampliare un cimitero o per garantire la manutenzione di base di una città, ma si approvano con disinvoltura riforme che blindano i compensi dei parlamentari, è un Paese che soffre di una crisi di priorità.

Conclusione: oltre l’indignazione

Il caso di Carini non è isolato (basti pensare alla storica emergenza del cimitero dei Rotoli a Palermo), ma è la punta di un iceberg che riguarda tutta la gestione della cosa pubblica. La domanda dei cittadini resta la stessa: se i soldi si trovano per la diaria dei senatori a prescindere dalla presenza, perché non si trovano per garantire a un defunto e alla sua famiglia il diritto fondamentale a una degna sepoltura?

Di Giuseppe Cianci

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