Ogni anno la stessa storia: a Natale i prezzi dei voli esplodono. Ma quest’anno abbiamo superato ogni limite della decenza commerciale. Voli oltre 430 euro, tratte che schizzano del 700% rispetto ai periodi normali e la Sicilia — manco a dirlo — sempre la regione più penalizzata. Il biglietto Milano–Catania a 437 euro non è un viaggio: è una stangata. Una tassa emotiva. Un pedaggio per chi, semplicemente, vuole tornare a casa.
E mentre le compagnie aeree festeggiano sotto l’albero con utili scintillanti, c’è un’altra categoria che invece di regali, a Natale, riceve solo beffe: i pensionati.
Pensioni: nel 2026 +1,4%. Peccato che tutto il resto costi dal 10% al 700% in più
L’aumento delle pensioni previsto per il 2026 è pari all’1,4%, perché questo è il tasso d’inflazione stimato dall’Istat per il 2025. Un numero che, guardato così, sembra persino un segnale positivo. Peccato che sia completamente scollegato dalla realtà quotidiana.
Perché gli anziani non vivono nelle statistiche. Vivono nelle bollette, nei carrelli della spesa, nei farmaci, nei generi di prima necessità… e, soprattutto, nei chilometri che li separano dai figli e dai nipoti.
Ed è qui che scatta la trappola: mentre le pensioni salgono dell’1,4%, i costi essenziali crescono molto di più. E i voli? Quelli aumentano del 700%. Una cifra che parla da sola, e che grida più forte di qualunque protesta.
Il paradosso più amaro
Immaginiamo un pensionato siciliano. Suo figlio lavora al Nord, come accade ormai in migliaia di famiglie. L’unico desiderio, a Natale, è quello di rivederlo. Magari portare un panettone, qualche biscotto di mandorla, una bottiglia di vino buono.
Ma quando va a comprare il biglietto scopre che serviranno oltre 430 euro. Quattrocentotrentasette euro per l’esattezza, se vuole volare da Catania a Milano. E molti figli non scendono a trovare i propri genitori anziani in Sicilia perchè non possono permettersi questi prezzi.
E allora la domanda nasce spontanea: che se ne fa un pensionato del +1,4% se un solo volo gli porta via metà pensione?
Nel 2025 l’inflazione dei beni essenziali ha picchiato, mentre i redditi dei pensionati continuano a camminare lenti, lentissimi. I voli, invece, corrono. E non verso l’efficienza: corrono verso l’esagerazione.
Una discriminazione che dura da anni
La Sicilia paga più di tutti. E questo non è più un caso, né una coincidenza stagionale. È un modello di business: prezzi bassi quando i siciliani non devono muoversi, prezzi altissimi quando rientrare diventa un bisogno umano, non turistico.
Ed è qui il punto più grave: non siamo davanti a una dinamica di mercato, ma a un ricatto affettivo. “Vuoi vedere tua madre? Vuoi abbracciare tuo figlio? Bene, paga quanto decidiamo noi.”
Il Natale dovrebbe unire, non dividere
Ma quest’anno più che mai, per molti pensionati il Natale sarà un lusso. Non per mancanza di amore, ma per mancanza di soldi. E questo è semplicemente inaccettabile in un Paese che si riempie la bocca di parole come “famiglia”, “tradizione”, “radici”.
Il paradosso è tragico: tra un anno le pensioni aumenteranno dell’1,4%, ma il biglietto per tornare a casa continuerà a costare come un fine settimana alle Maldive.
La vera domanda è: fino a quando?
Perché un Paese che non permette ai suoi anziani di rivedere i figli a Natale ha smarrito non solo il buon senso, ma soprattutto il rispetto.
