Dopo la parentesi intensa di Nazaré e con ancora negli occhi quel blu potente dell’oceano, sono sceso verso sud, diretto verso uno dei luoghi che più desideravo vedere: Cabo da Roca, il punto più occidentale dell’Europa continentale.
Nonostante lo sapessi già, leggerlo sui cartelli e poi vederlo scritto sulla targa che consegnano ai visitatori fa un certo effetto:
“Aqui… onde a terra se acaba e o mar começa.”
Qui, dove la terra finisce e il mare comincia.

L’arrivo – un vento che ti sveglia l’anima
Arrivare a Cabo da Roca significa accettare di essere investiti dal vento.
Un vento forte, deciso, quasi primordiale, che ti taglia in faccia ma ti fa sentire incredibilmente vivo.
Davanti a me si apriva una scogliera impressionante, un muro di roccia che si tuffa nell’oceano senza esitazioni.
Il rumore del mare era continuo, profondo, quasi sacro.
Avevo l’impressione che non fosse un semplice panorama, ma una specie di confine simbolico tra ciò che conosci e ciò che non puoi controllare.

Il faro, la croce, e la consapevolezza di essere minuscolo
Il faro rosso e bianco veglia dall’alto, solitario, come un guardiano antico.
Poco più in là, la croce monumentale su cui spiccano le coordinate geografiche sembra ricordarti che sei davvero in un luogo unico, remoto, estremo.
Mi sono fermato a lungo, più del previsto.
A guardare le onde schiantarsi contro le scogliere, a respirare l’aria salata, a fotografare ogni angolo possibile.
Ma soprattutto a sentire quella sensazione di essere minuscolo davanti al gigantismo dell’oceano — un’emozione che solo certi posti riescono a imprimerti addosso.

Un pensiero al mio viaggio
E lì, con il vento che quasi mi portava via, ho ripensato alla strada fatta fino a quel punto:
ai chilometri macinati a piedi, ai panorami visti dal volante, alle deviazioni improvvise e agli incontri fortunati.
Cabo da Roca è stato come un punto di svolta, una pausa sospesa tra ciò che avevo già vissuto e ciò che ancora mi aspettava.

Verso Sintra e Lisbona
Dopo essermi riempito di quel panorama che sembra infinito, mi sono rimesso in viaggio verso Sintra, con i suoi palazzi colorati e surreali, e poi verso Lisbona, pronta a mostrarmi un altro pezzo d’anima del Portogallo.
