Scendendo verso sud, sapevo già che non avrei potuto tirare dritto.
Fátima l’ho sempre sentita nominare, raccontare, evocare quasi come un punto di riferimento spirituale, un luogo di miracoli e di fede che supera i confini del Portogallo. Per questo mi sembrava giusto fermarmi e vedere con i miei occhi ciò che per molti è una meta di pellegrinaggio irrinunciabile.
Un piazzale immenso che mette in prospettiva
Arrivato davanti al grande santuario, la prima cosa che mi ha colpito è stata l’immensità del piazzale. Una distesa enorme, quasi disarmante, che dà la sensazione di entrare in un luogo dove il tempo scorre più lentamente e dove il silenzio – pur tra tante persone – è quasi naturale.

E lì, proprio mentre attraversavo questo spazio immenso, mi sono ritrovato ad osservare qualcosa che non avevo mai visto dal vivo:
persone che percorrevano tutto il piazzale in ginocchio, passo dopo passo, fino alla Cappellina delle Apparizioni, la Cappella della Signora di Fátima.

Un gesto di devozione potente, quasi commovente. Non importa se uno è credente o meno: davanti a quella scena è impossibile non fermarsi a riflettere.
Ci ho letto dolore, fede, speranza, gratitudine… un insieme di emozioni difficili da spiegare, che però ti arrivano dirette.
Un luogo che parla al cuore, anche senza parole
La Basilica, la Cappellina, le statue, le preghiere che si alzano leggere nell’aria… tutto contribuisce a creare un’atmosfera particolare, quasi sospesa.
Fátima non urla, non impone niente. Ti invita semplicemente a stare, a respirare, a guardarti dentro per un attimo.

Io quel momento me lo sono preso.
Una pausa dal viaggio, dalla strada, dai chilometri macinati in questi giorni.
Una pausa che mi ha fatto bene.
Ripartire da Fátima è stato come chiudere un cerchio di silenzio e rispetto, prima di rimettermi sulla mia rotta verso sud, con la mente un po’ più leggera.
